BEATITUDINI, UN “VANGELO SCOMODO”

La pagina evangelica delle BEATITUDINI nella versione di Luca (6, 17-26), diversamente da Matteo che ha nove “Beati quelli che…”, propone quattro “Beati voi” seguiti da quattro “Guai a voi”. Secondo gli studiosi, Luca è il più vicino a quello che realmente disse Gesù (gli “ipsissima verba Christi”). In entrambi le versioni la prima beatitudine ha per tema i POVERI, anzi Luca si rivolge direttamente a loro: “Beati voi, poveri, perché vostro è il REGNO di Dio”. 

Non si tratta della beatificazione della povertà accolta come prova da sopportare su questa terra per guadagnarsi meriti nell’Aldilà. Pensarla così sarebbe una visione distorta, mistificante, forse quasi un capovolgimento del messaggio evangelico, per il quale la povertà e i poveri hanno un posto molto importante in una prospettiva che è sì spirituale, ma mai separata da un’attenzione globale alla vita delle persone e delle comunità, letta nella prospettiva del “regno”, cioè di un cambiamento o addirittura un ribaltamento di ciò che conta, di ciò che vale davanti a Dio. E d’altra parte il collegamento con il “Guai a voi ricchi” non è prima di tutto una maledizione e magari un invito all’odio di classe e alla lotta per ribaltare l’assetto sociale ed economico; anche qui c’è prima di tutto una lettura spirituale della condizione umana: il povero è colui che non ha, non può, non sa, non conta e per questo ha in Dio la sua unica ricchezza e scopre che Dio è schierato dalla sua parte. Il ricco è colui che non ha bisogno di niente e di nessuno, basta a sé stesso e gliene avanza, e quindi estromette Dio dalla sua vita, non ne ha bisogno e di fatto – anche se a parole si dichiara “religioso” – sceglie di farne a meno. 

Questo è un punto qualificante del messaggio evangelico, peraltro da inquadrare nel contesto storico in cui Gesù svolge la sua missione: una società in cui i poveri sono la stragrande maggioranza. Quello che Gesù annuncia è l’amore di Dio per loro, un amore di predilezione (teniamo conto che la povertà, come la malattia, era considerata maledizione di Dio, punizione per un peccato commesso, anche se ignoto o commesso dai padri con ricaduta sui figli). 

Gesù annuncia da che parte sta Dio, e l’annuncio del Regno vuol dire che la storia cambierà, sta già cambiando: nella seconda e nella terza beatitudine, come nel secondo e terzo “Guai”, è annunciato che questo avviene “ora”. D’ora in avanti i ricchi possono continuare ad arricchire, a opprimere, a voltarsi dall’altra parte di fronte alla povertà e all’ingiustizia: ma non potranno più dire che Dio è con loro, né tanto meno pensare di essere ricchi perché premiati e benedetti da Dio. 

Però nascono delle domande inquietanti: come mai, nonostante l’annuncio di Gesù, esistono ancora la povertà e la ricchezza? E da che parte stanno la Chiesa, i cristiani? Il Vangelo è una spina nel fianco per tanti di noi, per quasi tutti noi. E la risposta non è facile, non esistono vie d’uscita a buon mercato. Io tento solo qualche povera considerazione, sapendo di balbettare. Prima di tutto proviamo a stare davanti a Dio convinti che lui è davvero l’unica ricchezza dell’uomo, che riempire la vita di tante cose – materiali, ma anche intellettuali – può significare mettere dopo Dio: al secondo o al terzo posto… col rischio di farlo finire all’ultimo. Se mi metto davanti a Dio con sincerità e umiltà, tanti dei miei pensieri, dei miei progetti e di ciò che possiedo prima o poi retrocede… Questo potrebbe essere un cammino verso una povertà che è sì spirituale, ma che mi aiuta a diventare più sensibile, più attento a chi vive nella povertà materiale, a chi è privo di tante cose per me importanti, a cui sono attaccato… Una spiritualità cristiana ha bisogno di distacco, di sobrietà, di imparare a fare a meno! 

In questa prospettiva si capisce anche la beatitudine di quelli che piangono, penso in particolare alle tante forme di malattia grave, inguaribile, angosciante… alla sofferenza psichica di questo tipo di malati e delle loro famiglie… a chi è in carcere a scontare una pena e vive in ambienti degradati e umilianti… Tutti questi stanno a cuore a Dio, sono i suoi prediletti. È parola di Gesù! 

Ma oltre a queste considerazioni e convinzioni, di fronte alla povertà economica, alla marginalità sociale, alle tante condizioni di sofferenza e pena, il cristiano deve anche prendere posizione e schierarsi, stare dalla parte dei poveri e - oltre all’impegno personale di condividere in misura generosa i propri beni e di dedicare tempo e cura a chi soffre, p. es. col volontariato - lavorare per la giustizia sociale, la liberazione degli oppressi, la tutela dei più deboli. Far sì che “l’opzione preferenziale dei poveri” non resti un bel principio della dottrina sociale cristiana, ma si traduca in impegni concreti, in scelte da fare in campo politico ed economico. 

Aggiungo due belle riflessioni prese dai commenti alle Beatitudini di Luca da parte di autori ben più qualificati e chiari di me. 

“Nelle beatitudini Gesù non proclama che ora non ci sarà più la sofferenza, né le molte cause che la provocano. Afferma, invece, la certezza di un mondo nuovo. E questo rende possibile vivere già ora in una luce totalmente diversa. Infine penso che nelle beatitudini ci sia anche un invito ad amare i poveri, ad aiutarli, a mettersi dalla loro parte. Come contano presso Dio, così devono contare presso i suoi discepoli”. (Bruno Maggioni) 

“L’uomo al seguito di Gesù, liberato dal potere totalitario di mamona (=il denaro) e dal ricatto delle false sicurezze e paure, sarà abbastanza creativo e coraggioso per inventare e attuare i moduli operativi che rendono visibile e attuale il regno di Dio anche nel tessuto dei rapporti socio-economici. E questo … non è un hobby o un aspetto marginale e secondario … ma riguarda la sostanza dell’esistenza cristiana e dell’impegno della comunità. Questa deve annunciare il regno di Dio, cioè la vittoria sulla morte, la risurrezione di Gesù, con uno stile di vita in cui i rapporti umani e anche socio-economici esprimano la nuova fraternità. In conclusione, secondo il progetto evangelico, i beni diventano segno e strumento per realizzare una comunità solidale che annuncia e anticipa il regno di Dio, ultima meta della storia umana” (Rinaldo Fabris)

Don Antonio Cecconi