Cooperazione sociale con le ACLI: tra essere comunità e fare impresa

SU LA TESTA! è l’incontro finale del percorso che in questi due anni ha fatto incontrare e lavorare insieme diverse realtà di cooperazione sociale

SU LA TESTA! è l’incontro finale del percorso che in questi due anni ha fatto incontrare e lavorare insieme diverse realtà di cooperazione sociale promosse dalle nostre province o che collaborano con loro. L’appuntamento è a Milano il 14 e il 15 novembre

Dalle esperienze condivise durate il percorso (che ha visto tra i vari appuntamenti anche una tappa a Pisa nel giugno del 2018 con un appuntamento di confronto tra cooperatori sociali provenienti da tutta Italia)  sono emersi un documento di lavoro, approfondito nelle tappe di quest’anno di Bergamo e Torino (link audio interventi), e la scelta di passare a una fase organizzativa successiva, sotto forma di “rete leggera”, tra le diverse realtà.

Un appuntamento per approfondire anche le sinergie con l’associazione e consentire a chi vuole promuovere cooperazione e impresa sociale di trovare validi spunti e contatti, di confrontarsi con un’elaborazione utile a tutto il Terzo settore, nonché di conoscere un po’ più da vicino un mondo dove molti giovani, con il loro lavoro sociale e la loro militanza, incrociano e arricchiscono la vita e l’attività della nostra associazione.

Il titolo è un invito innanzitutto a sé stessi. Ad alzare la testa da un lavoro spesso schiacciato nella gestione, assediato dalle logiche del “massimo ribasso”, sia esso quello preteso dal pubblico o da un mercato sempre più “sotto costo” o sempre più dominato da grandi gruppi. Alzare lo sguardo per ridarsi una prospettiva che riparta dall’allearsi e animare, ma innanzitutto riconvocare, le comunità, per creare insieme, e non subire, il mercato, e per ricostruire un’alleanza sulla qualità e sulla riduzione delle diseguaglianze insieme alle città e al “pubblico”.

A rialzare la testa per richiamare tutti a una strategia d’insieme, pubblica e sociale, che non si rassegni ad una società dello “scarto” e che spesso specula sullo scarto, in cui ci si limita a fare qualcosa di “straordinario” o emergenziale per chi è rimasto indietro. Per affermare e praticare l’urgenza e il dovere di un disegno “ordinario” di sviluppo e di welfare, dal profilo universalistico, con tutti e per tutti, che, come tale, ambisca a ridurre le diseguaglianze, l’immobilità sociale e la crescente insostenibilità ambientale e sociale.