Relazione del presidente provinciale uscente Paolo Martinelli XXVI° Congresso Provinciale

Relazione Presidente uscente XXVI° COngresso Acli Provinciali di Pisa aps sabato 26 settembre 2020 "ACLI 2020. VIVIAMO IL PRESENTE, COSTRUIAMO IL DOMANI”

 

 

 

 

 

Buongiorno a tutti,


apro questo importante momento di confronto ringraziando tutti i soci che hanno partecipato a questo lungo e
tormentato percorso congressuale, iniziato una fredda sera d’inverno sotto i bei monti pisani lo scorso
dicembre nello storico circolo Acli di Buti.


Era una serata fredda ma riscaldata dall’entusiasmo di un paese che aveva il piacere di ritrovarsi e stare
insieme in una sala gremita (quando ancora si poteva fare), ed è proseguito fino al marzo scorso nelle oltre
50 strutture della provincia di Pisa, quando poi abbiamo dovuto interromperlo, nostro malgrado, rimandando
il Congresso Provinciale che ci troviamo oggi a celebrare.


Ringrazio tutti i delegati, i lavoratori, gli amici, i rappresentanti delle molte associazioni, dei sindacati, degli
organismi pastorali, delle imprese, con cui quotidianamente collaboriamo nelle mille forme e nei mille
impegni in cui un’associazione di promozione sociale e di rete come la nostra, radicata su tutto il territorio
provinciale, è coinvolta.


Ringrazio Alessandro Galbusera presidente del congresso, i rappresentanti della presidenza e del consiglio
provinciale uscente, l’organo di controllo, i rappresentanti della (F.A.P.) Federazione Anziani e Pensionati, di
(A.A.S.) Acli Arte e Spettacolo e dell’U.S. Acli, la segreteria organizzativa per il prezioso lavoro che ci porta
oggi qui, don Antonio appassionato e stimolante assistente spirituale. Ringrazio di cuore per l’impegno di
tutti coloro che in questi anni hanno spesso sottratto tempo personale prezioso a se stessi, scegliendo di
investirlo in qualcosa che fosse generativo per le comunità in cui viviamo. Abbiamo spesso coinvolto
attivamente anche le nostre stesse famiglie che vanno ringraziate ancor di più per la pazienza che le Acli
richiedono loro.


Ringrazio le istituzioni presenti, l’Arcivescovo Giovanni Paolo, il presidente della Provincia Massimiliano
Angori, il sindaco di Pisa Michele Conti, l’onorevole Stefano Ceccanti e tutti i rappresentanti istituzionali e
politici presenti ed impegnati quotidianamente nel prendersi cura delle nostre comunità, che siano quella
ecclesiale o quella civile.

L’apertura
Abbiamo deciso di aprire questo 26imo Congresso Provinciale ribaltando la scaletta tradizionale con cui
generalmente si celebrano questi appuntamenti, e ponendo la nostra attenzione non sulla mia relazione come
presidente uscente ma sull’esperienza, sulle voci e sui molti volti che i territori esprimono.
Abbiamo scelto di ascoltare con molto piacere ed attenzione le testimonianze di alcune persone che
quotidianamente, come ci piace dire, “fanno le Acli”. Molte altre realtà, esperienze e persone sarebbero
potute intervenire, ne abbiamo scelte alcune per il poco tempo a disposizione ed individuate perché ci
mostrassero, da prospettive differenti in territori e in attività, le specifiche difficoltà ed opportunità che oggi
le Acli incontrano, le possibili prospettive e i tentativi di soluzione che hanno intrapreso.
Abbiamo ascoltato esperienze di prossimità, di formazione e di lavoro, di servizi alle persone, esperienze di
ripartenza dopo momenti di difficile gestione, l’impegno di alcuni/e giovani, il valore di fare associazione in
paesi piccoli a volte a rischio di spopolamento, l’impegno nello studiare per capire che cosa accade intorno a
noi per poter divulgare e promuovere dando significato al nostro fare. Lo abbiamo fatto con soluzioni a volte
semplici ma mai semplicistiche, a volte complesse e con i pochi mezzi a disposizione ma mettendoci
coraggio, perseveranza e rimboccandosi le maniche scendendo in strada a fianco delle persone.
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“Viviamo il Presente, costruiamo il Domani”.
E’ questo il titolo scelto dalle Acli Nazionali per il percorso congressuale che ci accompagnerà il prossimo 10
ottobre a Firenze ed i prossimi 13/15 novembre a Roma nel dibattere ed eleggere nuovi organi regionali e
nazionali.
Ma che cosa vivere? Quale presente? Perché costruire? Ma soprattutto... quale futuro?

E’ difficile provare a dare un senso a queste domande senza perdersi nella retorica, correndo il rischio di
renderle vuote perdendo il senso autentico delle parole.
Non ho l’ambizione oggi di rispondere a queste domande, il percorso congressuale è anche questo, è
occasione di porre interrogativi e costruire insieme nuove domande, provando qualche volta ad ipotizzare
risposte praticabili.


Un’immagine
Parto però da qui attraverso un’immagine a cui fino a pochi mesi fa nessuno avrebbe pensato ma che oggi ci
appare naturale e che attraversa il nostro quotidiano.
Sì, perché siamo costretti, al di là delle nostre volontà, a vivere un tempo strano… un tempo straordinario.
Un tempo segnato dalla sofferenza e dalla straordinarietà degli eventi.
E’ il tempo della mascherina che copre parzialmente il volto, e sebbene si dice che gli occhi siano lo
specchio dell’anima, ci sentiamo spesso mutilati dalla copertura dei nostri volti.
Ci sentiamo mutilati ed impediti dall’impossibilità di rivelare a pieno agli altri ed al mondo le nostre
emozioni.
Il sorriso, una smorfia, un sospiro, uno sbuffo, sono tutti elementi di comunicazione non verbale essenziali
per il nostro relazionarci, ma che oggi non trovano sfogo o almeno rimangono nascosti agli altri, generando
spesso in noi incapacità e frustrazione. Come se gli altri non riuscissero a capirci a fondo e come se non
fossimo in grado noi di capire loro.


Credo che per trovare significato sul nostro vivere il presente, ed ancor più sul nostro costruire il domani, sia
necessario togliersi le mascherine dal volto.
Credo che sia necessario, seppur con responsabilità, mollare la presa, scoprire le proprie carte, mostrare
quello che siamo, quello che non siamo ed il contributo che vorremmo portare.
Certo, questa responsabilità comporta il rischio di rimanere frustrati, di scontentare qualcuno, la delusione di
non essere compresi nonostante il volto scoperto, comporta il rischio del fallimento, comporta la necessità di
sentir risuonare nella mente e di fare propria nella vita della nostra associazione un interrogativo assillante
che ci pungola: “A che che serve avere le mani pulite se si tengono in tasca?”(cit.)1. Domanda scomoda che
titola un librettino di raccolta di alcuni scritti di don Lorenzo Milani che ogni anno consegniamo ai giovani
volontari in servizio civile a termine del loro servizio.


Ci chiediamo spesso nei nostri incontri e nelle nostre chiacchierate se le Acli, nate, cresciute e maturate in un
contesto storico, sociale, culturale, politico e partecipativo molto diverso da quello che oggi conosciamo,
abbiano ancora senso.
Un’associazione “generalista” che si occupa di tante cose, certo prediligendone alcune in particolare, ma che
nel suo occuparsi di tutto rischia di rimanere annacquata, di perdere il sale, di avere reazioni tiepide in un
tempo che al contrario richiede specializzazione e che chiama spesso alla contrapposizione.


Togliersi la maschera significa mostrare le smorfie, mostrare i sentimenti, mostrare la passione che permette
di cogliere le opportunità che un’associazione generalista pone; significa riscoprire la nostra autentica
vocazione, quella di una realtà non di addetti ai lavori ma di persone certamente competenti, interessate ed
impegnate che abbia a cuore il non lasciar fuori nessuno. Un’associazione popolare.


Un’associazione composita, ibrida, meticcia che non vive arroccata in difesa, nella paura di perdere i pezzi
della sua storia e del suo presente, ma che prende spunto dai momenti migliori di quella storia, quelli in cui si
è riusciti a guardare al futuro costruendo.
Un’associazione che nel suo promuovere sia in grado di sporgersi fuori verso l’esterno, per liberare e lasciar
camminare con le proprie gambe.
Un’associazione composita, ancor più in questo tempo della storia, può riscoprirsi ed affermarsi come risorsa
importante per la società, proprio perché nella sua complessità ha dentro di sé gli strumenti per assolvere al
bisogno essenziale di (ri)costruire le comunità.


Un’occasione di creazione di spazi di confronto, di sperimentazione, di luoghi solidi che aspirano a
ricongiungere il Cielo alla terra.
Luoghi solidi che permangono e non si contrappongono alla società liquida, intermittente,
dell’immediatezza, ma che sappiano coglierne gli stimoli per interpretarla.
Luoghi solidi che stanno lì, che ci sono, con le porte aperte anche se costretti spesso dalle norme alle tendine
abbassate, proponendosi come spazi di comprensione di questa realtà, affascinati dal mistero delle vite che vi
si intrecciano, perché esse stesse possano avere a disposizione gli strumenti per costruirvi le risposte

Un’associazione fatta di luoghi e relazioni solide in grado di ricomporre le fratture del nostro tempo che
paiono insanabili.
La frattura tra chi sta dentro e chi sta fuori.
La frattura tra chi ha e chi non ha.
La frattura odiosa tra chi ha poco e chi non a niente.
La frattura tra chi ha vissuto un tempo migliore (ammesso che sia vero) e chi vive il tempo che gli è dato.
La frattura tra il Lavoro e la cura del Creato che ci ospita
La frattura tra il senso che ispira il nostro agire, ciò che realisticamente facciamo e ciò che realisticamente
sarebbe possibile fare.


Fratture coltivate in maniera più o meno consapevole anche da tutti noi, perfettamente rispondenti al modello
narcisista del cittadino contemporaneo del quale «la sua ossessione di sé e' fondata su una distorsione
cognitiva: l'incapacità di percepire la propria persona e la realtà come due entità separate e autonome l'una
dall'altra - di distinguere il dentro dal fuori, l'oggettivo dal soggettivo. (...) privato di consistenza e
significato autonomi, il mondo può allora essere giudicato soltanto per quanto ostacoli o favorisca il
benessere psicologico individuale di chi lo abita. Ossia per il suo valore psicoterapeutico.
(Il N.) (...) vive esclusivamente nel presente (...) non si sente più vincolato in una catena di generazioni, e
perciò non pensa di dover custodire l'eredità degli antenati né tutelare alcun lascito per i discendenti. (...)
chiuso nel suo bozzolo, si potrebbe pensare che il N. abbia almeno una vita soddisfacente (...) sia almeno
contento. Ma non è così. (...) L'onnipotenza si converte così in impotenza: il N. può fare quel che vuole ma
non sa cosa volere - ha tutti i talenti meno il talento di usarli. Dall'impotenza alla paura, il passo è breve.
(...) una paura grezza e istintiva cui si reagirà con rassegnazione fatalistica.»
(cit)2


Un’associazione generalista, composita, ibrida, meticcia ha dentro di sé gli strumenti per provare a mettere in
relazione il cittadino narcisista distogliendo la sua attenzione da sé ed attraversando con lui queste fratture,
nella consapevolezza di non avere la ricetta per le soluzioni ma la volontà di stare nei problemi, con lo spirito
di chi sperimenta forme nuove di ricomposizione.
E’ questa la nostra natura, quella di una associazione di promozione sociale che nel promuovere esperienze
diverse ha l’ambizione di tenere insieme senza nascondere la fatica: circoli, associazioni di volontariato,
servizi di caf e patronato, imprese profit e no profit, un sindacato dei pensionati, una rete di associazioni
artistiche e culturali, una rete di associazioni sportive, partecipando alle più svariate reti di prossimità e
culturali del terzo settore e istituzionali.
E’ la forza di un modello ibrido che nella ricchezza della sua composizione e nel dialogo non semplice e non
sempre efficace, sperimenta nuove forme dello stare insieme, volte al servizio delle Persone e alla loro cura.
Piccole o grandi esperienze di socialità e di cura della comunità che hanno l’obiettivo di rimettere insieme, di
ricucire, di avviare processi in spazi ormai lasciati vuoti dall’individualismo, da una certa politica, a volte da
noi stessi.
E’ un lavoro continuo, instancabile che ci impegna quotidianamente e ci spinge a provocare la costruzione
del domani, stimolando domande e praticando piccole risposte concrete.


Stimolare domande praticando piccole risposte concrete.

Ed è proprio nel praticare piccole (a volte grandi) risposte concrete che in questi anni ci siamo cimentati a
volte con successo a volte con insuccesso, ma comunque sempre con l’ambizione di provarci, aprendo strade
ancora tutte da lastricare e da percorrere.
Lo abbiamo fatto consapevoli di uno stile che ci consegnammo il primo anno di questo mandato insieme ai
lavoratori dei nostri servizi e che mi piace riaffermare con convinzione anche qui, dicendoci che le Acli
Pisane:
- hanno a cuore la Persona;
- si fanno con spirito di servizio, non per “ruolo”
- (non) siamo noi, (ma) sono espressione di un radicamento e della storia delle persone che le esprimono
- si fanno dal basso per non perdere di vista la dimensione “popolare”
- si fanno a partire dalle attitudini e dalle capacità personali che ciascuno può mettere a servizio degli altri
- coltivano una dimensione spirituale
- studiano, stimolano dibattito e provano ad elaborare un pensiero proprio
- fanno Politica curando una propria autonomia dalla politica
- si esprimono con competenza su ciò che conoscono, non per forza su tutto
- progettano, operano, verificano e riprogettano.

Costruire il Futuro
Ed è con questo stile che provo a rappresentare nel merito, seppur per sommi capi, alcune questioni
organizzative e tematiche con riferimenti al presente, per ipotizzare passi concreti di costruzione del futuro
utili al dibattito che seguirà, consapevole che non siano esaustivi del tutto ma su cui vale la pena soffermarsi.
Alcune proposte tra queste sono già nelle corde di quanto concretamente avviato da perseguire con
instancabile coraggio, altre hanno l’odore di un futuro possibile da provare a praticare.
L’atto di costruire il domani tiene infatti insieme la concretezza del fabbricare e dell’edificare con
l’astrattezza dell’immaginare opere di Futuro. Futuro è pensare a ciò che nell’ambito della verisimiglianza e
della possibilità, dovrà o potrà accadere. Immaginare il Futuro è pensare al verosimile, a ciò che è conforme
al vero, fino a garantire la probabilità o la credibilità di ciò che ancora non è avvenuto, non documentato, non
atteso.
Abbiamo infinitamente bisogno del pensiero della concretezza, pronti al cambiamento nella
consapevolezza che «c’è però una mattina dopo che non può essere organizzata perché non poteva essere
nemmeno immaginata
»(cit)3.


L’ASSOCIAZIONE


1. L’accompagnamento delle Strutture di Base esistenti e la promozione di nuove.
La chiusura temporanea obbligata imposta dal lock-down ci ha mostrato con evidenza sia la fragilità di
alcune delle nostre strutture che la passione e l’attaccamento di chi ancora oggi si assume l’impegno
quotidiano e volontario nel portarle avanti. Proprio quest’ultima, accompagnata laddove necessario dal
supporto provinciale, ha permesso nel periodo estivo la riapertura per nulla scontata di tutti i circoli della
Provincia.
E’ quindi necessario perseverare con forza e coraggio nell’accompagnamento, sostenendole in modo mirato
perché ogni circolo o associazione necessita di un’attenzione propria, avendo proprie peculiarità e vivendo
contesti sociali e territoriali anche molto diversi.
E’ necessario proseguire nello stimolare con attività ed idee, finalizzando ad esse e allo studio dei bisogni di
contesto in cui si inseriscono, la contribuzione derivante dalle norme del tesseramento oltre che quella
proveniente dalla progettazione sociale.
Inoltre è necessario continuare a curare con particolare attenzione le realtà più fragili, ad esempio perché
unici esercizi in paesi ad elevato tasso di spopolamento della provincia, che risultano fiammelle dalla luce
flebile ma che, proprio per il fatto stesso di esistere, nel buio illuminano la notte.
Risulta inoltre necessario completare il percorso di rimozione delle ormai poche slot-machines rimaste nei
nostri circoli. Impresa complessa che ci ha visti impegnati in questi anni in attività di monitoraggio,
sensibilizzazione, progettazione e pianificazione di vie d’uscita, di volta in volta rese possibili attraverso
strumenti che agissero sulla riduzione dei costi di gestione dei circoli o sull’incremento dei ricavi. Un
impegno su cui non retrocedere nonostante le resistenze e le oggettive difficoltà economiche che si
presentano, ma la cui soluzione non può che passare dalla forte convinzione, sensibilizzazione e volontà dei
consigli di circolo e dei gestori dei bar.


Allo stesso tempo è necessario sperimentare nuove forme associative in grado di rispondere ai nuovi bisogni,
mettendo insieme le forze attraverso collaborazioni con le parrocchie, associazioni altre, comitati paesani o
di quartiere, contrade, che permettano la creazione di nuove forme ibride dello stare insieme, sviluppando
nuove proposte culturali e servizi di prossimità.
Penso a nuclei associativi anche tematici che, individuata la carenza di quella singola comunità, aggreghino
intorno ad un servizio e su quello sviluppino pensiero attivo ed approfondimento in grado di dare risposte
collettive.
A riguardo tengo a menzionare il lavoro di ristrutturazione dei locali effettuati in questi anni dell’ex circolo
Acli di Bientina, situato all’interno di un immobile della parrocchia (in cui già sono inseriti spazi di
accoglienza per donne vittime di violenza e anziani) e che grazie alla compartecipazione di differenti soggetti
e del comune di Bientina, sotto la regia delle Acli Provinciali, oggi ospita in sub-comodato: uno spazio di
servizi all’infanzia gestito dalla coop. soc. Goccia a Goccia che accoglie quotidianamente decine di bambini
per il doposcuola; uno spazio polivalente che verrà destinato come servizio di ritrovo diurno per anziani; l’ex
pallaio adibito come sede della contrada Centro Storico del Palio del paese. Nutriamo fortemente anche il
sogno, tutto da concretizzare, della ricostruzione di un nucleo Acli che sia attivo e generativo di proposte
culturali e di servizi in collaborazione con la parrocchia.


Il duplice impegno della tenuta e dell’accompagnamento delle strutture di base e la promozione delle nuove
sarà possibile solo se saremo in grado di consolidare ed allargare il gruppo coordinato dalla Funzione di
Sviluppo Associativo costruito in questi anni che coinvolge giovani volontari, servizio civilisti, tirocinanti 

che con il supporto della segreteria provinciale già ben riorganizzata, intervengono con progettazioni
specifiche di supporto perché i circoli stessi lavorino all’animazione del territorio.


2. La perseveranza nella cura della rete interna ed esterna alle Acli.
L’impegno profuso nel tenere insieme la composita rete interna attraverso appuntamenti di incontro fissi
come le Fest’Acli (arrivate alla 9a edizione), i ritrovi di sistema in occasione delle festività natalizie o prima
della pausa estiva, o le riunioni di coordinamento progettuale o di sistema, possono trovare incoraggiamento
e stimolo a non esaurirsi solamente se continueremo respirare aria fresca ed a guardare al di fuori di noi,
costruendo alleanze ampie su obiettivi condivisi con soggetti altri da noi.
La partecipazione di questi anni a molteplici tavoli di approfondimento ed a reti progettuali ampie va proprio
in tal senso. Penso alla consolidata e composita rete di assistenza domiciliare del progetto Pronto Badante,
alla nascita del Centro Studi iCappuccini Acli Persone Comunità e le sue quattro rassegne di scuola popolare
“Incontri per gente comune” su Riforma Costituzionale, Lavoro, Europa, Animare la Città; penso alla
partecipazione attiva a supporto delle battaglie di Libera in tema di antimafia sociale; penso all’adesione e
alla partecipazione al tavolo provinciale Antifascista volto alla cura della memoria delle nostre radici
democratiche repubblicane, ai valori della resistenza e di contrasto ai rigurgiti razzisti e xenofobi del nostro
tempo; penso alla partecipazione attiva al tavolo diocesano sul Lavoro nato su iniziativa della Pastorale
Sociale del Lavoro della diocesi di Pisa e della Fondazione Toniolo che ha generato un luogo di confronto e
di progettazione sul tema, oltre che spazi di formazione qualificati come è MAGIS il Corso di Alta
Formazione MAnageriale in Gestione dell’Impresa Socialmente orientata; penso al costante dialogo con il
mondo della cooperazione sociale del nostro territorio sia in termini di collaborazione in concreti progetti di
welfare locale che nella costruzione attiva del tavolo nazionale su Acli e Cooperazione, che ha promosso
incontri alla riscoperta del senso e della concretezza di fare oggi cooperazione sociale e territoriale mettendo
in rete alcune decine di cooperative sociali su tutto il territorio nazionale ed ospitando a Pisa una delle tappe
residenziali di questo confronto; penso al progetto Mind The Gap di prevenzione e contrasto al gioco
d’azzardo promosso dalla SdS della Valdera in collaborazione con alcune realtà del privato sociale; penso
alla collaborazione in itinere nata con la Misericordia di Pisa che ci vede oggi nuovamente presenti con i
servizi nel quartiere popolare del CEP; penso al nascente tavolo istituzionale territoriale dell’Alleanza
Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (AsviS) su impulso dell’Unione Industriali Pisani per la promozione di
iniziative volte a contribuire alla realizzazione dell’Agenda 2030 dell’ONU per lo sviluppo sostenibile;
penso alle differenti campagne sui diritti promosse tra gli altri dal livello nazionale delle Acli che ci hanno
spinto territorialmente a relazionarci con molteplici soggetti (“Mettiamoci in gioco” sul contrasto al gioco
d’azzardo, “L’alleanza contro la Povertà”, “L’Italia sono anch’io” e “Ero Straniero. L’umanità che fa
bene” in tema di immigrazione, ed altre); penso alla vasta rete delle associazioni della Casa della Stazione
Leopolda alla quale aderiamo e che animano con passione il luogo in cui ci troviamo, luogo dal futuro
incerto ed il cui progetto di coesistenza tra realtà differenti credo vada tutelato e rilanciato.


3. Le Acli Pisane come palestra popolare di cittadinanza attiva e per i giovani.
L’esperienza maturata in anni di servizio civile ha portato in questi anni all’organizzazione di un team che
segue i ragazzi nell’anno di formazione che hanno deciso di donare agli altri. E’ una occasione importante di
conoscenza applicata, entrando a contatto con il mondo del lavoro e con la condizione di molte famiglie,
dando ai ragazzi e alle ragazze la possibilità di costruire il proprio progetto in continuità con quanto avviato
dai loro predecessori.
Risulta importante proseguire nello strutturare e sistematizzare una rete di cura del volontariato, dei
tirocinanti e degli studenti in alternanza scuola lavoro che ospitiamo all’interno delle nostre sedi. Per fortuna
e forse non per caso, siamo spesso infatti oggetto di richieste di persone che avrebbero intenzione di mettere
del proprio tempo a disposizione degli altri, almeno per un periodo della propria vita. A volte riusciamo ad
essere recettivi ed incisivi, altre volte non riusciamo ad incrociare le esigenze, le attitudini, le disponibilità
per incanalarle al meglio disperdendo uno dei patrimoni più preziosi.
Costruiamo un domani in cui le Acli possano affermarsi come una delle porte di accesso, di discernimento e
di orientamento per il volontariato, più efficaci nella risposta ai bisogni e per la realizzazione delle persone,
sia attraverso l’impegno stabile nell’associazione, sia attraverso la cura della figura del Promotore Sociale
del Patronato sia come soglia di accesso nel terzo settore al di fuori del contesto aclista.


4. Le Acli Pisane come centro specializzato di servizi di assistenza per il mondo associativo.
La riforma del terzo settore ha fornito strumenti utili alle associazioni di rete per affermarsi come incubatori
di assistenza e innovazione sociale, valorizzando la nostra primaria funzione di promozione sociale e
sviluppando sempre più quel ruolo di riferimento per la promozione ed il supporto per lo sviluppo di piccole
iniziative territoriali culturali e sociali.
Quanto avviato in questi anni attraverso l’impegno e le competenze oltre che della segreteria provinciale, in
seno ad Acli Service Pisa srl attraverso lo sportello Terzo Settore ed il Centro di Elaborazione Dati (CED)                                                                                                                                                                              per la consulenza amministrativa contabile e fiscale, unita alla capillarità sul territorio provinciale delle sedi
dei servizi e dei circoli e la collaborazione e la progettazione con il Centro Servizi per il Volontariato
(CESVOT), sono strumenti utili per proseguire sulla strada dell’assistenza delle piccole realtà associative già
esistenti e per dare gambe alle nuove.


5. Le Acli Pisane come catalizzatore di risorse attraverso la Progettazione Sociale e la capacità di comunicare.
Negli ultimi anni a fianco della consolidata progettazione del 5X1000 Acli e a fonti di autofinanziamento
(come la lotteria), si sono affermate capacità di progettazione sull’assistenza alla cura (Pronto Badante) e
sono state sviluppate nuove progettualità di rete, anche grazie alla stretta collaborazione con le Acli Toscane,
che hanno permesso di generare risorse utili per sperimentare nuovi servizi di prossimità attraverso la sede
provinciale, o proporre attività nei circoli stimolando la loro rigenerazione associativa. Occorre proseguire
instancabilmente su questa strada, al fine di generare nuove risorse spendibili sul territorio.
Gli strumenti che abbiamo a disposizione ed in cui abbiamo sviluppato competenze in questi anni non sono
pochi e spesso sono innovativi, tuttavia a volte soprattutto sul fronte delle attività associative territoriali nel
suo complesso facciamo fatica ad essere incisivi nel raccontarle. Risulta quindi urgente ed importante
migliorarsi in modo strutturato e pianificato sul piano della comunicazione sociale.


6. L’impegno nella promozione sociale de iCappuccini. Acli Persone Comunità.
Il progetto di riutilizzo dell’ex convento dei PP. Cappuccini in San Giusto sta a significare la capacità di uno
sguardo lungimirante dei promotori del progetto, di una rete proattiva nella costruzione concreta di Bene
comune. Una visione lunga che comporta rischio e capacità di reinventarsi in un continuo misurarsi,
affrontando condizioni e problematiche anche molto complesse e per nulla scontate. iCappuccini con i suoi
servizi e con la proposta culturale e di pensiero che sta elaborando, risulta un laboratorio concreto di
comunità e di diversità per i soggetti coinvolti, una risorsa unica per la città ed osservata con molta
attenzione su scala regionale e nazionale.
iCappuccini sono oggi per le Acli Pisane propulsore di pensiero, di rete e di innovazione sociale dalla cui
azione possono prendere spunto e forza molte altre strutture di base della provincia (i circoli, il CPCM -
Centro Pastorale Culturale Mantellate di Pontedera, la sede di Acli Arte e Spettacolo del Chiesino di San
Pierino in Cisanello) producendo materiale, iniziative e collaborazioni utili studiabili e replicabili in altri
contesti così come accaduto per quanto prodotto dal Centro Studi e per l’iniziativa itinerante CinemAcli. E’ la
forza del lavoro di formazione professionale, dei tentativi di costruzione di comunità tra i residenti (dai
ragazzi della comunità Controvento agli studenti del pensionato e del circolo PUSG), delle possibili
collaborazioni e sinergie tra gli enti erogatori dei servizi nella struttura (Aforisma, Il Simbolo, Alzaia, Arkea
srl, San Vincenzo de Paoli, Caritas Parrocchiale, Anfass, AIPD e le molte altre realtà), delle innumerevoli
iniziative nel Parco e nella Biblioteca.


7. Il farsi promotori sui livelli superiori di un modello organizzativo decentrato della governance.
Come evidenziato dal dibattito regionale e nazionale, le Acli necessitano di un nuovo modello organizzativo
in grado di garantire la coesione nazionale dei livelli, ma allo stesso tempo un’azione più snella e
semplificata delle procedure con una governance orizzontale che realizzi un modello meno presidenzialista e
più vicino al territorio.
A tal fine risulta importante rafforzare il ruolo Regionale rispetto ad alcune funzioni oggi gestite direttamente
dal Nazionale, come luogo di coordinamento delle attività che devono continuare a svolgersi e prendere
forza dai territori provinciali in costante contatto con le strutture di base. In questi anni, infatti, abbiamo
sperimentato virtuose esperienze di collaborazione di rete regionale in tema di progettazione sociale,
comunicazione, interlocuzione politica, a volte con ruolo di coordinamento di molteplici soggetti del terzo
settore partecipando a tavoli tematici importanti come l’Alleanza contro la povertà, la delegazione regionale
del CESVOT, il tavolo regionale di Contrasto al gioco d’azzardo, la consultazione nelle commissioni in
consiglio Regionale della Toscana prima dell’approvazione della Legge Regionale sul Terzo settore4.
Allo stesso tempo risulterà necessario perpetrare ed allargare sperimentazioni di collaborazione sul livello
regionale in merito ai servizi di Caf e Patronato avanzate in questi anni come il centralino condiviso,
collaborazioni sulla formazione professionale, progettazione sociale e innovazione dei servizi e delle
imprese, scambio di esperienze e collaborazione sul Servizio Civile e sul Punto Famiglia, la valorizzazione
della ricerca sociale di IREF insieme alle Acli Toscane oltre che avviare un lavoro di coordinamento e
sviluppo di attività di ricerca sui dati raccolti sul territorio dai servizi e riprendere il dialogo fatto nella
giornata di sistema delle Acli Toscane tenutasi ad Arezzo lo scorso anno. 

I SERVIZI, IL LAVORO E LE IMPRESE


8. La formazione per le persone, l’accompagnamento e la cura del “piccolo gruppo”.
In questi anni abbiamo avviato con i lavoratori una formazione con attività di coaching per essere più
flessibili e performanti nel nostro lavoro, oltre che una formazione per la cura delle dinamiche di gruppo,
valorizzando il “piccolo gruppo” come strumento dinamico e responsabilizzante. Gli ultimi anni hanno visto
un cambiamento nella tipologia di utenza che accede ai nostri servizi e negli atteggiamenti di pretesa dovuti
ad un più generale rilassamento dei freni inibitori dell’utenza oltre che ad un effettivo impoverimento
generalizzato delle condizioni di vita. A questo si è accompagnata una crescita repentina della varietà di
prestazioni effettuate che comporta la necessità di un’attenta gestione dello stress da parte degli operatori
perché non rimangano schiacciati dalle situazioni, maggiori attitudini di dinamicità nei comportamenti
lavorativi ed una sempre crescente necessità di saper lavorare in team. La finalità è quella del benessere e
della soddisfazione della Persona sul luogo di lavoro passando anche per una migliore e responsabile
conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Tale scenario risulta utile alle Acli stesse per garantire un servizio
che non perda di vista la cura della persona assistita oltre che della prestazione erogata.


9. L’osservazione dei bisogni del territorio attraverso i dati prodotti dai servizi di CAF e Patronato.
I nostri servizi dispongono di una mole di dati impressionante che emergono dal lavoro degli operatori delle
nostre undici sedi sparse per la provincia (c.ca 30mila persone assistite all’anno). Un bacino di informazioni
che se sistematizzati con sguardo scientifico potrebbero risultare molto utili, contribuendo a dare chiavi di
lettura interessanti del territorio, attraverso indicatori relativi ai servizi prestati in tema di povertà, cura,
immigrazione ed altro.
E’ necessario perseverare in tal senso nell’ambizioso progetto, avendo avviato interlocuzioni con le
universitarie cittadine per lavori di ricerca in rete con le Acli Toscane.


10. Le Politiche attive del Lavoro: orientamento lavorativo, formazione professionale e promozione di nuovo lavoro.
Pur essendo molto capaci nell’assistere con competenza i lavoratori ed i cittadini nell’accesso ai propri
diritti, nel fare una grande opera nella promozione del lavoro di cura e nel cogliere le nuove esigenze
formative del mercato, facciamo fatica a promuovere nuove esperienze autonome di lavoro e a riguardo non
nascondiamo la mancanza di una realtà strutturata e propositiva come è stata per moltissimi anni la
cooperativa Axis per il sistema aclista e per il welfare locale.
Lavorare in rete per cogliere le prossime opportunità di finanziamento, che inevitabilmente dovranno
arrivare a sostegno del rilancio economico del post covid, risulterà essenziale per provare a creare piccole e
nuove attività lavorative o ampliare lo spazio dei nostri servizi affinché con la logica dei piccoli passi le
imprese del sistema Acli possano ritagliarsi un ruolo da incubatore di piccole e nuove idee che camminino
sulle gambe di giovani che abbiamo la voglia e le capacità di intercettarli, mettendosi in gioco ed investendo
su se stessi.


I TEMI


11. Il contrasto alle Povertà e il Punto Famiglia.
In questi anni siamo riusciti a concretizzare la proposta del Punto Famiglia come sportello itinerante
coordinato dal prezioso lavoro della segreteria provinciale, dei volontari in servizio civile che si sono
succeduti e di altri volontari. Con risorse del 5X1000 ed alcuni bandi specifici sono state avviate
sperimentazioni di cura e di supporto alle famiglie in condizioni di difficoltà economiche mediante: la
realizzazione di “Welfarelab” per la messa in rete di donatori e fruitori di beni e servizi donati, l’ausilio nella
scrittura dei curriculum di “Osare il Futuro”, le attività di formazione e incontro per le famiglie nei corsi di
“Educazione al risparmio responsabile e costruzione del bilancio familiare”, il sussidio alla spesa attraverso
i circoli e gli esercizi di prossimità nella fase emergenziale della pandemia attraverso “Una mano per la
spesa”, le attività di compagnia telefonica agli anziani durante la quarantena attraverso “Telefon’Acli”, lo
sportello di assistenza alla compilazione delle domande di richiesta di contributo all’affitto, iscrizione alle
graduatorie per l’edilizia popolare e bonus vari.
Laboratori diversi a tratti intermittenti, che è necessario, in seguito alla sperimentazione, riorganizzare in
modo strutturato e sistematico, come opportunità concrete di risposta alle famiglie e di volontariato
organizzato, che sia di stimolo sul territorio anche per la rigenerazione dei circoli.
Sul fronte della prevenzione e della promozione economica delle famiglie, alla luce degli allarmi lanciati
sulla mancanza di liquidità e sul crescente rischio usura, sarà inoltre importante collaborare in rete con le
altre realtà provinciali che si occupano di microcredito e prevenzione all’usura, promuovendo sinergie
all’interno dei circoli e delle sedi di orientamento in tal senso.

12. Proseguire l’impegno sui temi della Legalità.
Sono ormai anni che ci impegniamo attivamente all’interno del Coordinamento Provinciale di Libera, a
sostegno delle attività dei presidi territoriali ed ancora prima alla rete provinciale degli enti Locali per la
Legalità promossa da Avviso Pubblico che sarebbe utile e necessario che le istituzioni rilanciassero quanto
prima.
Una partecipazione che ci ha portato a promuovere Ora Legale onlus (oggi odv) passando per l’esperienza
della bottega dei Saperi e dei Sapori della Legalità oggi purtroppo cessata, il progetto di riutilizzo
dell’edicola confiscata di Borgo Stretto I Saperi della Legalità poi rimossa il cui percorso di dialogo e
collaborazione lungimirante tra istituzioni e terzo settore credo vada urgentemente rilanciato nelle forme e
nei luoghi più idonei, nel solco di una memoria che si fa impegno di tutti e che richiama al rischio reale e
concreto di infiltrazioni mafiose nell’economia del nostro territorio.
Così come da anni siamo impegnati nella costruzione delle moltissime iniziative culturali e formative
promosse all’interno della rete di Libera come lo studio ed il riutilizzo dei beni e delle aziende confiscate alle
mafie, i gemellaggi ed il sostegno alle cooperative e alle associazioni che gestiscono terreni confiscati in altre
parti d’Italia, le carovane antimafia, le azioni e le campagne di monitoraggio civico sulla pubblica
amministrazione in tema di trasparenza negli appalti, anti-corruzione e codice etico degli amministratori
pubblici, la formazione nei circoli e nelle scuole in tema di educazione alla legalità e contrasto al gioco di
azzardo patologico.
A fronte di una presenza ormai evidente ed accertata di organizzazioni criminali e mafiose strutturate che
investono sul nostro territorio, e a fronte del rischio preannunciato di acuirsi del fenomeno per le difficoltà
generate dalla pandemia, occorre rilanciare con forza il lavoro di rete di sensibilizzazione, prevenzione e
contrasto che deve vedere associazioni, imprese ed istituzioni fianco a fianco senza distinguo né gelosie di
parte.
Occorre un piano di programmazione perché la rete in collaborazione con gli enti locali si facciano
promotori di co-progettazione e richieste di assegnazioni verso l’ANBSC5 per la gestione dei beni confiscati,
come per altro già avvenuto come forte e concreto segno in alcuni virtuosi, casi seppur ancora sporadici ed
isolati, come quelli di Montopoli Vald’Arno e di Cascina. Si pensi che ad oggi in Toscana solamente 135
immobili sono destinati al riutilizzo tra i 545 che risultano confiscati o sequestrati, mentre sono 11 le aziende
destinate su un totale di 66 tra confische e sequestri. Non va meglio nella nostra provincia dove a fronte di 58
immobili sotto confisca o sequestro solamente 3 sono stati destinati.6


13. Strutturare il nostro impegno in tema di Immigrazione ed Integrazione.
L’impegno delle Acli sul tema non è in discussione.
Molte le campagne a cui aderiamo all’interno di reti ampie : “L’Italia sono anch’io” per i diritti di
cittadinanza a livello nazionale, “Ero straniero. L’umanità che fa bene” da cui è scaturita la proposta di
legge di iniziativa popolare (Nuove norme per la promozione del regolare permesso di soggiorno e
dell’inclusione sociale e lavorativa di cittadini stranieri non comunitari), “Welcoming Europe. Per
un’Europa che accoglie”.
Così come è indiscusso l’impegno quotidiano dei nostri servizi attraverso lo sportello Acli Colf per la
gestione del lavoro di cura, l’incrocio tra domanda e offerta di lavoro, il rinnovo e le richieste dei permessi di
soggiorno, le numerose attività ricreative e culturali in collaborazione con alcune realtà a noi affiliate o del
privato sociale che si occupano di accoglienza ed integrazione.
Risulta tuttavia necessario un coordinamento delle attività per consentire con maggior forza un’efficacia sul
sul tema in termini di azioni e di studio, di attenzione al dialogo interreligioso ed alla libertà di culto, a fronte
di un dibattito pubblico che necessita di comprensione della complessità che si contrapponga a risposte
ideologiche di parte spesso troppo semplicistiche che fermentano nella società e che a volte fanno breccia,
ahinoi, anche all’interno dei nostri circoli, delle parrocchie e che dobbiamo tenere lontane con fermezza e
decisione, «contrastando con un concetto moderno di appartenza ai luoghi (ius soli) l’idea arcaica di uno
ius sanguinis basato sul pedigree, la profondità delle radici.»7


14. Avviare un attenzione specifica al tema della Cura del Creato, nuovi stili di vita, pace e mondialità.
Troppo spesso abbiamo ritenuto la questione ambientale accessoria o altra rispetto al nostro dibattito e al
nostro impegno, a fronte di un confronto pubblico che sta riprendendo corpo. Così come si è da tempo
assopita, ed ahinoi non solo nella nostra associazione, l’attenzione alle questioni della Pace e ad uno sguardo
alt(r)o che ci porti ad assumere una postura che guardi oltre il nostro paese e il nostro ombelico. Uno sguardo

per altro arroccato troppo spesso su una visione maschile dei rapporti di forza in cui la donna stenta a trovare
spazio.
E’ necessario cogliere nel profondo gli stimoli di Papa Francesco che nella Laudato Sì. Enciclica sulla cura
della casa comune ci mette all’erta dai rischi del paradigma tecnocratico dominante, ci richiama al concetto
di Ecologia Integrale che tiene insieme gli aspetti ambientali, economici, sociali, culturali, spirituali e della
vita quotidiana, per costruire spazi di relazione e di qualità dell’abitare, delle periferie, di cura per il bene
comune.
E’ tempo di approfondire maggiormente, per far guidare il nostro operato da una forma mentis in grado di
costruire piccole progettualità che possano diventare segno di una nuova visione.
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I punti descritti fino a qui non potrebbero stare insieme e trovare solidità se non tenessimo conto di un
aspetto fondativo e trasversale come la cura per la vocazione spirituale.
L’impegno in ambito sociale, culturale e politico ispirato al Vangelo e alla Dottrina Sociale della Chiesa,
chiama ad una responsabilità molto grande che ci mette continuamente in relazione alle nostre inadeguatezze
rispetto al profondo messaggio che lo muove.
Cadere e tradire l’autenticità di quel messaggio libero da sovrastrutture umane ed organizzative è un rischio
continuo che chiama in causa le nostre coscienze. «Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel
regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. (…) chiunque ascolta queste mie
parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la
pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché
era fondata sopra la roccia» (cit.)8.
Quanto è difficile costruire sulla roccia...
siamo uomini e donne in cammino, consapevoli di non arrivare mai, costantemente alla ricerca dell’ignoto in
quelle terre di confine che ci mettono in relazione con gli altri e che proprio in quella relazione ci mostrano il
volto del Creatore.
Rimanere saldi e coerenti alla nostra missione di lavoratori cristiani necessita di nutrire questo spazio di
ricerca personale, in cui «il credente non è in fondo che un povero ateo, che ogni giorno si sforza di
cominciare a credere»9, una ricerca che diventa all’interno dell’associazione uno spazio comunitario inserito
in mille altre comunità e che rifiuta «una fede indolente, statica ed abitudinaria ma ne cerca una
interrogante, anche dubbiosa, ma capace ogni giorno di cominciare a consegnarsi perdutamente
all’Altro»(cit.)10.
I ritiri spirituali ed i momenti di riflessione per l’anima organizzati insieme a don Antonio in questi anni a
Barbiana sulle orme di don Milani, a Cellole in compagnia dei monaci della Comunità di Bose, a Calcinaia
con i padri Dehoniani, all’Eremo di Agliati insieme a don Armando e padre Paolo, a Pontasserchio con suor
Laura attraverso l’esperienza benedettina, la partecipazione di molti al viaggio in Terra Santa ed a Bose,
appuntamenti annuali fissi che ci stanno piano piano rieducando a recuperare ed a coltivare questo spazio di
confronto comunitario fondato sulla roccia, nella speranza che possano per il futuro, nella libera scelta di
ciascuno, risultare ancor più partecipati.
Concludo con la convinzione che la costruzione del domani stia proprio nelle nostre mani, nella volontà, per
richiamare l’immagine evocativa attuale da cui siamo partiti, del togliersi le maschere dal volto, scoprire le
carte, evitare inutili tatticismi perché quello che siamo tenda a ciò che vorremmo diventare.


Buon cammino a tutti!


                                                                                                                               Paolo Martinelli
Pisa, lì 26 settembre 2020